"Conservazione e gestione delle popolazioni di specie vegetali rare e minacciate in aree costiere mediterranee: esperienze sardo-corse a confronto"
ALGHERO - Il bacino del Mediterraneo è considerato uno degli hotspots (luoghi ad altra densità) di biodiversità a livello mondiale. Risulta terzo al mondo per l’abbondante presenza di piante endemiche (circa 13.000 specie esclusive che corrispondono al 4,3% di tutte le piante del mondo). All'interno del Bacino Mediterraneo le isole Tirreniche sono uno dei 10 hotspots riconosciuti. Ed in particolare il sistema sardo-corso presenta una delle massime concentrazioni di entità endemiche a livello specifico. In Sardegna esistono circa 350 entità endemiche su una flora di 2407 entità: il 14,5% della nostra flora è pertanto endemico. Se ne è parlato nel corso di un seminario organizzato dal Parco Regionale di Porto Conte e svoltosi nei giorni scorsi a Casa Gioiosa, Tramariglio. Un momento di approfondimento che aveva appunto l’obbiettivo di fare il punto sullo stato di conservazione delle specie vegetali rare e minacciate presenti nel territorio del Parco. Ma è anche stata l’occasione per conoscere i programmi di gestione sulle stesse specie vegetali attuati in Corsica. Era infatti presente Paula Spinosi della Conservatoire Botanique de Corse dell’Office dell’Environement de Corse. Al fine di conservare la biodiversità l’Unione Europea nel 1992 ha promulgato la Direttiva Habitat, essa pone le fondamenta sul principio della conservazione degli habitat naturali, della flora e fauna selvatica. Nell’Allegato I sono indicati gli habitat d’importanza comunitaria per la conservazione della biodiversità. Nell’Allegato II sono indicate le specie d’importanza comunitaria per la conservazione della biodiversità. Nel Parco Regionale di Porto Conte vivono Anchusa crispa e Centaurea horrida, collocate nell’Allegato II come specie prioritarie; Brassica insularis come specie d’importanza comunitaria. Nel Parco Regionale di Porto Conte altre specie, pur non essendo inserite nella Direttiva Habitat, sono meritevoli di conservazione: tra queste Limonium nymphaeum, Genista sardoa e Astragalus terraccianoi sulle falesie, Anchusa sardoa e Silene corsica sulle dune. Nel corso del seminario è inoltre emersa una lacuna presente in sardegna. “Nella nostra isola-ha spiegato il ricercatore botanico Emmanuele Farris dell’Università di Sassari- non esiste una legge specifica sulla flora che impedisca e sanzioni il prelievo o la distruzione delle piante. Chiunque nel concreto può strappare un pezzo di centaura horrida o anchusa crispa senza essere sanzionato nonostante esista una normativa europa che sancisce l’importanza ecologica di quella specie. Sarebbe bene dunque intervenire su questo vuoto legislativo regionale.” La perdita di biodiversità riguarda:singole specie, habitat, interi ecosistemi. La maggiore minaccia diretta alla biodiversità proviene dalla distruzione dell’habitat. Gli habitat di alcune specie sono stati completamente persi e in assenza di interventi umani nessuna può sopravvivere quando l’habitat al quale si è adattata viene improvvisamente e totalmente rimosso. Tra gli habitat maggiormente interessati al degrado, vi sono attualmente quelli sabbiosi costieri, che tendono ad essere semplificati dall’azione antropica con perdita di complessità strutturale e ricchezza di specie e comunità.Una delle maggiori cause del degrado degli ecosistemi psammofili è attribuibile all’antropizzazione diretta delle spiagge che agisce in modo negativo tramite il livellamento geomorfologico e il continuo calpestio.
Nella foto un momento del seminario a Casa Gioiosa
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