Gli occupati in Sardegna salgono di ottomila unità in un anno e di 20 mila in tre mesi, arrivando a quota 582mila, mentre i disoccupati si attestano sui 110mila. Scontro tra forze politiche sui dati
CAGLIARI - Gli occupati in Sardegna salgono di ottomila unità in un anno e di 20 mila in tre mesi, arrivando a quota 582mila, mentre i disoccupati si attestano sui 110mila con un tasso che scende dello 0,8% pari al 15,9%, ma è ancora ampia la platea di chi cerca un lavoro: 358.671 iscritti al Sistema informativo lavoro (Sil) della Regione, tra cui 290.514 disoccupati, 88mila solo in provincia di Cagliari, secondo Forza Italia che attacca la Giunta: "Ha fallito nelle politiche del lavoro, nonostante gli artifici del jobs act".
Dai dati Istat relativi al terzo trimestre 2016, pubblicati da Congiuntura Lavoro, la rivista on line redatta dall'Agenzia regionale per le politiche del lavoro (Aspal), emerge un quadro leggermente positivo sia rispetto al secondo trimestre 2016 che rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente grazie soprattutto "all'incremento dell'occupazione da parte delle altre attività dei servizi, comparto a forte vocazione turistica". Così il tasso di occupazione sale di oltre un punto percentuale al 52,1%, e quello di attività arriva al 62,2%.
Rimane alto il totale degli inattivi in età lavorativa, 412mila, anche se con un calo di 15mila in un anno e di 19mila rispetto al trimestre precedente (il tasso di inattività è del 37,8%, in diminuzione di oltre un punto percentuale). Forza Italia attacca l'Esecutivo sulle ultime proiezioni. «La propaganda della Giunta regionale si schianta davanti all'evidenza dei dati del Sil. E' questo - sottolineano gli azzurri Ignazio Locci, Ugo Cappellacci e Pietro Pittalis - il vero bilancio di metà mandato della Giunta Pigliaru e del centrosinistra, sedicente sovranista. Per tre anni - denunciano - la Giunta da salotto e da convegno ha straparlato di politiche keynesiane, di lavoro e di impresa, ma non ha mosso un solo dito né ha mai svelato quali mirabolanti soluzioni fossero nei pensieri di un esecutivo che giustifica il suo immobilismo con un continuo rinvio al domani».
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