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Sergio Ortu 11 febbraio 2007
«Parchi e aree protette: più partecipazione»
Non devono essere realtà calate dall’alto, ma organi concertati con la popolazione e il territorio


ALGHERO - I parchi, le aree protette non devono essere realtà calate dall’alto, ma organi concertati con la popolazione e il territorio. Devono non solo rappresentare uno strumento di conservazione della natura e della biodiversità animale e vegetale, ma anche e soprattutto volano di sviluppo per il territorio. E la gente che ci vive a contatto deve essere formata e consapevole delle enormi risorse e potenzialità che scaturiscono dalla creazione di una area protetta. Potrebbero essere riassunti in questo modo gli interessanti contenuti del dibattito svoltosi venerdì sera nella sede della facoltà di Architettura. “Parchi e partecipazione” era il tema dell’iniziativa per la verità organizzata per presentare l’ultima fatica dell’ambientalista algherese Luciano Deriu che ha appunto confezionato un libro dal titolo “Parchi e Aree protette della Sardegna”. Partendo dunque dalla presentazione del libro si è aperto un lungo dibattito al quale hanno preso parte rappresentanti delle varie realtà ambientali del nord Sardegna cioè dei parchi Nazionali dell’Asinara e dell’arcipelago di La Maddalena, dell’Area Marina Protetta di Capo Caccia-Isola Piana e del Parco Regionale di Porto Conte. Non sono mancati neppure interventi dei rappresentanti delle attività produttive e degli albergatori. A chiudere i lavori è arrivato l’assessore regionale alla Difesa dell’Ambiente Cicito Morittu. E proprio sull’idea di parco come realtà “partecipata e condivisa dalla comunità” ha voluto dare la sua visione il delegato all’ambiente della Giunta Soru. Morittu infatti ha evidenziato come questo procedimento si stia attuando nell’idea di creazione del parco regionale montano del Margine-goceano. «Non è facile far capire alle realtà locali -ha spiegato l’assessore- le enormi potenzialità di un area protetta che non deve essere vista come una campana di vetro o luogo strappato alla fruizione e sviluppo, ma anzi qualcosa di utile al territorio. Stiamo cercando di dialogare con le realtà più ostiche come cacciatori e allevatori, e riteniamo che un percorso condiviso possa essere avviato». Il rappresentante regionale comunque non ha nascosto che in certi casi devono essere assunte azioni d’imperio per evitare danni poi irreversibili e ha citato il caso di Tuvixeddu a Cagliari. Ed inoltre è stato sottolineato come parchi e aree protette debbano possedere degli organi di amministrazioni snelli e partecipati. E come esempio l’assessore Morittu ha citato il parco regionale di Porto Conte dove la comunità del parco è rappresentata dal consiglio comunale. «L’assemblea civica seppure espressione del consenso popolare -ha detto- è tuttavia un organo politico con le proprie divisioni interne. Non può per cui essere un organo snello per amministrare un parco, ma soprattutto atto a rappresentare le varie anime ed espressioni del territorio». E nel concludere il dibattito il moderatore della serata,il docente Arnaldo Cecchini, ha lanciato l’interrogativo: ma se i parchi devono essere condivisi e partecipati dalla comunità, questa comunità deve essere solo quella territoriale, o deve riassumere anche quella provinciale, regionale, nazionale? Esiste dunque una gerarchia di partecipazione?...al prossimo dibattito cercare risposte!

Nella foto: la Baia di Porto Conte
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