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A.B.
2 aprile 2016
Orchidee al Teatro Massimo
Da mercoledì a domenica, il teatro di Cagliari ospiterà lo spettacolo ideato, scritto, diretto ed interpretato da Pippo Delbono, in cartellone per la stagione de La Grande Prosa organizzata dal Cedac, nell´ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna

CAGLIARI - Viaggio nei labirinti della mente e del cuore con Orchidee, il visionario e poetico spettacolo ideato, scritto, diretto ed interpretato da Pippo Delbono, in cartellone da mercoledì 6 a domenica 10 aprile, al Teatro Massimo di Cagliari (da mercoledì a sabato alle ore 20.30, la domenica alle 19) per la stagione de La Grande Prosa organizzata dal Cedac nell'ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. Una pièce multimediale, un racconto per immagini di struggente bellezza che mette a nudo le private tragedie e le ferite dell'anima, ed affronta la solitudine e le mille incertezze dell'uomo contemporaneo dopo il fallimento delle utopie e la perdita degli ideali: un'opera magmatica, lirica, densa di mistero, in cui la dimensione arcaica del rito si sposa all'urgenza della verità. Un folle volo oltre i confini della ragione e della ragionevolezza, un'indagine sui sentimenti più teneri, e fragili: l'amor materno si specchia nell'affetto di figlio, in un nodo indissolubile ma denso di contraddizioni, tra le regole del rispetto e dell'obbedienza (e il desiderio di guidare e proteggere), e l'indomabile libertà dello spirito.
Sotto i riflettori, insieme a Delbono, la compagnia formata da Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo e Grazia Spinella. Quesiti fondamentali sul significato dell'esistenza affiorano nell'apparente caos che insegue il turbinio dei pensieri e le spontanee associazioni, per tradurle in una partitura rigorosa, piena di segni e simboli, dove le voci ed i corpi degli attori si intrecciano e fondono alle sequenze video, in un'osmosi tra i generi ed i linguaggi, per un teatro di carne e sangue, fatto di turbamenti ed emozioni, di desideri e segrete inquietudini. Il delirio e l'estasi dell'artista, e la profonda umanità dei personaggi, offrono la materia per una trama non lineare, ma suggestiva, quasi un diario dei giorni cruciali in cui il passato riemerge tra ricordi e rimpianti, e si brucia il presente e si dimentica il futuro. «L'orchidea è il fiore più bello - sottolinea Delbono nelle note di regia - ma anche il più malvagio... perché non riconosci quello che è vero da quello che è finto», e in questa sottile ambiguità, nell'ingannevole perfezione della forma che seduce e conduce al di là del bene e del male, si riassume il dilemma dell'arte.
Il confine tra realtà e finzione si annulla, in una prospettiva capovolta, poiché quel che avviene sulla scena possiede una sua verità intrinseca, e riesce a dar testimonianza del reale in una sintesi sublime (arte e vita si fondono e confondono, e l'essere diventa l'apparire, o viceversa. Orchidee è uno spettacolo anticlassico, in cui convivono monologhi ed arcane danze, frammenti di teatro e schegge di poesia) da Jack Kerouac ad Oscar Wilde, da William Shakespeare ad Anton Cechov sulla suggestiva colonna sonora che accosta le musiche originali di Enzo Avitabile all'hard rock dei Deep Purple, il (post)minimalismo di Philip Glass e gli assoli di Miles Davis, le arie da melodramma di Pietro Mascagni e le melodie fantasiose ed evocative di Nino Rota.
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